martedì, 17 settembre

"Il capo dei capi" racconta la vita di Totò Riina (interpretato da Claudio Gioè) dal 1943 al 1993. Dall'adolescenza difficile fino alla sua presa di potere all'interno di "cosa nostra", passando per le molte sanguinose tappe che hanno caratterizzato la sua ascesa mafiosa. Una storia che inizia quando, adolescente, il futuro boss perde il padre e il fratellino per lo scoppio di un residuato bellico e da quel momento è lui il capo famiglia che dovrà combattere la miseria. Crea un gruppetto di fedelissimi con Provenzano (Salvatore Lazzaro) e Bagarella (Marco Leonardi), si unisce ai malavitosi più potenti di Corleone -suo paese di nascita- che fanno riferimento a Liggio (Claudio Castrogiovanni) e sale i gradini del potere mafioso dominando prima Corleone poi Palermo. Sono fasi cruentissime che vedono la conquista del potere attraverso una violenza inaudita e centinaia di morti. Solo un suo amico di infanzia, Biagio Schirò (Daniele Liotti), sceglie di diventare poliziotto e di assumere come missione la sconfitta del suo ex compagno in un ruolo delicatissimo che lo renderà persecutore e perseguitato e lo porterà a correre enormi rischi. Ma "Il capo dei capi" è anche la storia dei grandi nemici di Riina, dei martiri che hanno combattuto la mafia fino alle estreme conseguenze, dal questore Mangano, a Boris Giuliano, al generale Dalla Chiesa, ai giudici Terranova, Costa, Falcone e Borsellino, al gruppo del capitano Ultimo che riuscirà, il 15 gennaio 1993, a trovarlo e ad arrestarlo.
Regia : Enzo Monteleone e Alexis Sweet
Prime Time: Prima Tv di Canale 5, giovedì 25 ottobre 2007
Numero serate: 6
Riassunti degli episodi
Sicilia, 1993. Toto' Riina (Claudio Gioe') è stato appena catturato, ed in carcere riceve la visita di un uomo, il suo amico d'infanzia Biagio Schiro' (Daniele Liotti). Quella presenza lo spinge a ricordare.
Sono gli anni del dopoguerra, a Corleone. Toto' e' ancora un ragazzino quando il padre ed il fratello muoiono in seguito all'esplosione di una bomba americana trovata nei campi, dalla quale il vecchio Riina voleva estrarre la polvere da sparo per venderla e sfamare i suoi figli. Toto' ora deve occuparsi della famiglia. Insieme all'amico Biagio, che lavora con lui, porta il grano a far macinare e subisce le angherie del mugnaio che gli ruba la farina. Binnu Provenzano (Salvatore Lazzaro), garzone del mugnaio, e il giovane Calogero Bagarella (Marco Leonardi), che condividono la stessa sorte di poveracci, intervengono in favore di Toto' e Biagio. I quattro diventano presto una banda. Luciano Liggio (Claudio Castrogiovanni), uomo di fiducia del dottore Navarra, capomafia di Corleone, ammirato dal loro coraggio e dalla loro determinazione li assolda, avviandoli alla carriera mafiosa. Biagio, pero', in seguito all'omicidio del sindacalista Placido Rizzotto e alla conoscenza con Dalla Chiesa, allora giovane capitano dei Carabinieri, lascia il gruppo e riprende gli studi anche se, tempo dopo, salva Riina, rimasto ferito in uno scontro a fuoco portandolo all'ospedale. In seguito Toto' viene arrestato per la morte di un uomo, e sconta diversi anni di carcere all'Ucciardone. Uscito dal carcere ritrova i vecchi amici, ai quali si e' aggiunto un nuovo picciotto, Luciano Maino, ed aiuta Liggio a fare le scarpe a Navarra, che viene ucciso con i suoi uomini. Ormai i Corleonesi hanno preso il potere. Biagio e' diventato poliziotto ed e' sulle tracce di Toto', ma quando i due si incontrano faccia a faccia, al cimitero, sulla tomba del padre di Riina, Biagio non riesce a sparare all'amico d'infanzia che gli sfugge.
Episodio 2 (1963 - 1969)
Palermo. Anni '60. Liggio (Claudio Castrogiovanni), grazie all'appoggio di Vito Ciancimino, assessore ai lavori pubblici, stringe un accordo con il boss palermitano La Barbera per il controllo del mercato della carne e lascia in città Riina e i suoi amici a gestire i suoi affari. L'assassinio del boss, però, scatena una guerra tra i clan. Riina (Claudio Gioè) intuisce che è meglio defilarsi, e si nasconde con Binnu (Salvatore Lazzaro) e Calò nei pressi di Corleone; mentre Maino chiede aiuto alla sua amante Maria. Anche Tommaso Buscetta, estimatore di Totò, lascia Palermo.A Corleone, intanto, Biagio (Daniele Liotti), con il commissario Mangano, continuano a dare la caccia a Totò. Immagina che il "vecchio amico", faccia visita alla sua fidanzata Ninetta Bagarella (Gioia Spaziani). Schirò riesce a convincere la sua ragazza Teresa, (Simona Cavallai) compagna di scuola ed amica di Ninetta, ad aiutarlo. L'irruzione in casa Bagarella però non dà risultati. Ninetta, anche se chiede a Totò di non vendicarsi di Teresa, interrompe con lei ogni rapporto. Tuttavia, Totò, che si nasconde nelle campagne, viene arrestato per essere fuggito ad un fermo. E' Biagio a riconoscere nell'uomo, che dice di essere un innocuo contadino, il pericoloso latitante Riina. Le cose per Schirò sembrano andare per il meglio: Teresa si diploma, e finalmente i due giovani possono sposarsi. Inoltre, Luciano Maino, convinto da Maria, decide di costituirsi e collaborare con la giustizia. Riina, in carcere, viene avvisato che fuori c'è un “cantante”. Grazie a Maino, il giudice Terranova può istituire un processo contro Liggio, Totò, Calogero e Binnu. Grazie poi ad un'intuizione di Biagio Liggio viene arrestato. Si arriva finalmente alla celebrazione del processo. Maino in aula conferma le sue accuse ma i membri della corte subiscono terribili minacce: gli imputati vengono dichiarati non colpevoli dei reati loro ascritti. Maino, disperato si suicida. Mentre Riina, che Terranova vorrebbe mandare al confino, comunica a Binnu che vuole darsi alla latitanza, Teresa chiede a Biagio di lasciare la Sicilia.
Episodio 3 (1969 - 1978)
Nel dicembre del '69, a Corleone, Teresa (Simona Cavallari), con accanto Biagio (Daniele Liotti), mette al mondo il piccolo Antonio. Nelle stesse ore, a Palermo, Totò (Claudio Gioè), Binnu (Salvatore Lazzaro) e Calogero (Marco Leopardi), travestiti da poliziotti penetrano nell'azienda del boss Cavatajo, capo mafioso ribelle e sanguinario, loro concorrente in affari, per assassinarlo. Calogero (Marco Leonardi) rimane ucciso nell'attentato. Binnu e Totò seppelliscono, segretamente, l'amico a Corleone. Il giovane commissario Boris Giuliano, indaga con Mangano sulla strage e intuisce che dalla scena del delitto manca un cadavere. E' Biagio, che nel frattempo ha accettato il trasferimento a Palermo, a capire che si tratta di Calò, ma è impossibile provarlo: Riina uccide gli eventuali testimoni. Riina, intanto, vuole sempre più potere e più soldi, per entrare nei grossi affari gestiti da Vito Ciancimino, il corleonese diventato sindaco di Palermo. Totò e Binnu, quindi, senza l'approvazione di Liggio (Claudio Castrogiovanni), rapiscono il tredicenne Antonino Caruso, la cui famiglia è legata all'onorevole Bernardo Mattarella. Nonostante la liberazione del ragazzino i boss Di Cristina, Bontade e Calderone temono che il procuratore Scaglione, che si è sempre guardato dall'inquisirli, possa stavolta, anche per amicizia con i Caruso, agire contro le famiglie. Riina fa uccidere il procuratore. Totò, quindi, con l'appoggio di Badalamenti e Buscetta entra a far parte della "Commissione". Liggio, che comincia ad infastidire Totò, viene arrestato di lì a poco grazie ad una soffiata. Ninetta (Gioia Spaziani) intanto viene convocata in tribunale, i giudici vogliono mandarla al confino, accusandola di agire in favore della cosca dei Corleonesi. Mentre la ragazza viene interrogata, Teresa ed il bambino subiscono un'intimidazione dagli uomini di Riina. Dopo questi eventi, Totò sposa Ninetta che diviene latitante. Biagio, con l'amico e collega Silvio, gli stanno alle costole. Riina, che sente la sua donna in pericolo, uccide Silvio, e massacra di botte Biagio, intimandogli di stargli alla larga. Il potere di Totò, che ha ucciso i boss suoi oppositori Di Cristina e Calderone, è sempre più vasto.
Episodio 4 (1979 - 1981)
Nella Palermo degli anni '80 il nuovo lucroso businnes della mafia è il commercio della droga, che i boss importano dalla Tailandia, raffinano e poi inviano sotto forma di eroina ad i loro "parenti" in America. I Corleonesi che non hanno contatti negli Stati Uniti sono costretti ad appoggiarsi ai boss palermitani per ottenere una fetta della torta. Questa sudditanza non sta bene a Totò (Claudio Gioè). La sua ansia non sfugge ai capimafia Bontade ed Inzerillo che rimproverano Masino Buscetta di aver fatto entrare u'Curtu, come sprezzantemente lo definiscono, nella Commissione. Riina, che si è ingraziato con soldi e regalie i picciotti appartenenti alle famiglie mafiose della provincia, è pronto alla guerra. Biagio (Daniele Liotti), intanto, è a fianco di Boris Giuliano le cui indagini portano al rinvenimento delle raffinerie della mafia e all'arresto del chimico mafioso Marino Mannoia. Quando però Giuliano cerca di ottenere le autorizzazioni per ispezionare i conti correnti dei boss, Riina incarica il cognato, Luchino Bagarella, di assassinarlo. La morte di Boris getta Biagio in un profondo sconforto. Nel frattempo, Teresa (Simona Cavallari), che ha appena scoperto di essere incinta, si reca in clinica a Palermo per farsi visitare. Nello stesso ospedale si trova Ninetta (Gioia Spaziani), che ha appena partorito il terzo figlio. Le due donne si incrociano in corridoio. Teresa, terrorizzata, chiama Biagio e fugge per le vie di Palermo mentre Ninetta abbandona frettolosamente l'ospedale. Teresa per lo spavento perde il bambino. Quindi lascia Palermo e si trasferisce a Roma con il piccolo Antonio.
La guerra della mafia allo Stato prosegue con l'assassinio dei giudici Terranova e Costa, quindi Totò, nonostante le perplessità di Binnu (Salvatore Lazzaro), uccide i boss Bontade ed Inzerillo, grazie alla delazione dei loro picciotti, e ne stermina le famiglie. Buscetta, che aveva da tempo pronosticato la fine di Cosa Nostra, fugge in Brasile. Mentre Biagio viene emarginato a Corleone all'ufficio passaporti, Riina, ormai capo indiscusso della mafia siciliana, stringe un'alleanza con il capomafia americano John Gambino.
Episodio 5 (1982 - 1987)
Siamo negli anni '80. Riina (Claudio Gioè) ormai è il capo indiscusso di Cosa Nostra, della nuova Commissione fanno parte solo i suoi fedelissimi: Michele Greco, Brusca, Di Maio e naturalmente Binnu Provenzano (Salvatore Lazzaro). Totò, incurante degli inviti di Binnu alla moderazione, stermina con ferocia ogni opposizione e quando Apuzzo, uno dei boss della vecchia guardia, contatta Buscetta, preoccupato della piega che stanno prendendo gli affari dopo gli ultimi morti voluti da Totò – l'onorevole Pio La Torre, il prefetto Dalla Chiesa e il giudice Rocco Chinnici – lo fa eliminare e stermina la famiglia Buscetta e tutti gli affiliati al clan, sciogliendo i loro corpi nell'acido. Intanto Biagio (Daniele Liotti) riceve inaspettatamente la visita di Mangano, ormai in pensione, che, conoscendo la sua esperienza sui Corleonesi, lo mette in contatto con i giudici Falcone e Borsellino, che, coordinati dal giudice Caponnetto, hanno costituito un pool antimafia. L'intento dei giudici è quello di unificare tutte le inchieste di mafia e scavare nei patrimoni dei boss. Biagio lavora a fianco di due validi poliziotti, Montana e Cassarà, e rinasce in lui la speranza di veder finalmente catturato Riina. Falcone intanto ottiene l'estradizione di Masino Buscetta, catturato in Brasile. Biagio, inviato con altri poliziotti a prelevare il boss, sull'aereo gli salva la vita. Masino una volta atterrati accetta di collaborare. Le rivelazioni di Buscetta permettono di emettere 366 mandati di cattura, ma l'arresto che più di ogni altro rincuora Biagio è quello dell'onorevole Vito Ciancimino. Falcone e Borsellino preparano il processo isolati per ragioni di sicurezza all'Asinara. Intanto, Riina, preoccupato, commissiona al fedele killer Scarpuzzedda l'assassinio di Montana, e quello di Cassarà. Antonio, il figlio di Biagio, colpito dai drammatici eventi, scappa da Roma per stare vicino al padre. Teresa, commossa dal suo coraggio, lo segue a Palermo ed accetta di ritornare accanto a Biagio. E' il 1986 quando si apre il processo a Cosa Nosta, che si chiude con la condanna all'ergastolo per Riina, Provenzano ed i boss loro alleati. Mentre il giudice legge la sentenza Biagio si accorge di essere seguito e spara ai killer che volevano catturarlo per ordine di Totò, rimanendo gravemente ferito.
Episodio 6 (1988 - 1993)
Palermo. Fine anni ottanta. Biagio (Daniele Liotti) si è quasi rimesso dall'agguato subito, la sua gamba però è irrimediabilmente compromessa. Teresa (Simona Cavallari), alla quale Falcone ha trovato un impiego al Tribunale, gli sta accanto ed Antonio, il figlio, è alle prese con la maturità. Il ragazzo comunica ai genitori basiti di voler entrare in polizia. Riina cerca una soluzione al fatto che Falcone dovrebbe essere nominato a brevea capo dell'Ufficio Istruzione. Ed è perciò da considerare una sua vittoria il fatto che venga nominato il giudice più anziano, Meli, che con la sua impostazione burocratica di fatto ostacola il lavoro del pool. La famiglia dei Corleonesi, però, non appare più così compatta. Il killer Scarpuzzedda organizza rapine per conto suo, suscitando il biasimo di Binnu (Salvatore Lazzaro), che ne provoca l'eliminazione. A Roma intanto la Cassazione respinge i ricorsi e conferma gli ergastoli per tutti i corleonesi. Riina è furioso con i politici che aveva appoggiato e fa uccidere Salvo Lima ed Ignazio Salvo, quindi dà ordine a Brusca di occuparsi di Falcone e Borsellino. Di lì a poco, i due vengono uccisi assieme agli uomini della loro scorta. Provenzano è scettico, di fronte a questo attacco sempre più volento contro lo Stato. Tra i due amici sembra non esserci più l'intesa di un tempo. Riina tuona che in Sicila a dominare sono i corleonesi, e, tramite Ciancimino invia allo Stato nella persona del capitano Li Donni un “papiello”, con le sue condizioni per per porre fine alle stragi. Ciancimino, però, fa capire al capitano che i Corleonesi non sono più una famiglia unita. Subito dopo nei pressi di Novara, durante un apparente controllo di routine, viene fermato a un posto di blocco un uomo con una pistola nel cruscotto. E' Balduccio Di Maggio, un soldato di Riina: vuole parlare. Poco tempo dopo, Riina viene arrestato dagli uomini del capitano Ultimo. Nella caserma, il vecchio padrino nega la sua identità. Afferma di chiamarsi Giuseppe Bellomo. Ci sono difficoltà per l'identificazione, le foto in possesso dei Carabinieri risalgono al 48, le impronte digitali presso l'Ucciardone sono sparite. In extremis, è proprio Biagio a riconoscere Totò, in un duro confronto, mentre a Palermo, Luchino Bagarella e Brusca fanno sparire dalla casa ogni traccia del capo dei capi…
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